Nel primo capitolo abbiamo visto come si presenta una Pubalgia e quali sono le cause scatenanti, ma come possiamo aiutarti a guarire?
Partiamo con il dire che, come in tutte le patologie da sovraccarico, la cosa migliore sarebbe evitare di sviluppare il problema stesso, infatti rispetto a disturbi traumatici, come una distorsione di caviglia o la lesione del legamento crociato anteriore, in cui il fattore casuale è importante,
una corretta gestione dei carichi di allenamento dovrebbe essere sufficiente a prevenire la maggioranza dei disturbi come la pubalgia!
Ovviamente tra il dire e il fare ne passa, spesso non ci sono i fondi per un preparatore atletico, oppure ci alleniamo da soli e non abbiamo le competenze, altre volte ci spingiamo in una prestazione anche se non siamo pronti, vuoi per nostro agonismo vuoi per pressioni dell’allenatore.
Diciamo che ormai la Pubalgia c’è ed è inutile piangere sul latte versato…
Nella Pubalgia la Fisioterapia consiste principalmente in terapia manuale, per ridurre il dolore, e per lavorare sulla rigidità d’anca (se presente), e soprattutto l’esercizio terapeutico!
Il tuo fisioterapista individuerà quali sono i muscoli più deboli, che dovranno essere allenati, partendo da un allenamento isometrico ed isotonico, per arrivare ad esercizi più complessi, Pliometrici, Eccentrici ed Isoinerizali
Un esercizio particolarmente significativo, è il Copenhagen Adduction Exercise, ottimo per un iniziale allenamento, relativamente statico, del momento di passaggio tra la contrazione concentrica ed eccentrica, ovvero il punto dove andiamo maggiormente a stressare il complesso muscolo-tendineo, un deficit di questa capacità muscolare è stata associato alla Pubalgia, ed è quindi essenziale un lavoro specifico.
Gli esercizi isoinerziali sono altrettanto importanti nella Pubalgia, per essere eseguiti è necessario disporre di un strumento dotato di un volano.
cos’ è un volano?
Beh, per farla semplice diciamo che in buona sostanza l’attrezzo (in studio utilizzo KBox4 di Exxentric) produce resistenza al movimento, in proporzione alla velocità e alla intensità con cui svolgiamo il movimento stesso, quindi molto utile per allenare la zona calda, di passaggio tra diversi tipi di contrazione muscolare, di cui sopra, ma in maniera molto più dinamica rispetto all’esercizio Danese.
Inoltre ci permette di sviluppare forza reattiva, utile per riallenare l’atleta a tutte quelle situazioni in cui deve gestire un corpo esterno (un pallone) o il proprio corpo in una situazione a velocità variabile, come in un cambio di direzione, in cui deve reagire a livello coordinativo in tempi brevissimi a movimenti non predeterminati, situazioni tipiche degli sport come Tennis, Calcio etc, che abbiamo visto essere particolarmente a rischio della patologia in questione!
Per concludere, non dobbiamo dimenticarci che durante il programma riabilitativo l’atleta non deve perdere la sua condizione fisica!
A seconda della gravità del disturbo il paziente potrebbe continuare la propria routine di allenamento, eliminando le attività che provocano il sovraccarico, per esempio evitando cambi di direzione e salti.