Abbiamo già parlato della fascite plantare e dei fattori di rischio per lo sviluppo di questa condizione, ma oggi entreremo più nel dettaglio.
Capiremo come trattare la fascite plantare
In questo recente studio, nel 2021, gli autori effettuano una revisione sistematica seguita da una intervista con professionisti che lavorano nell’ambito del PHP (plantar heel pain, il nome della fascite plantare in inglese), partecipando attivamente alla ricerca.
Infine è stata inclusa la prospettiva del paziente, sottoponendo un questionario anche ad un campione di persone che soffrono di fascite plantare, in modo da avere una visione più ampia possibile, con dati scientifici e soggettivi.
Dopo l’analisi dei dati è stata formulata una linea guida su come trattare la fascite plantare.
La parte più interessante è che abbiamo indicazioni su cosa, come e quando utilizzare all’interno del nostro percorso terapeutico.
Viene sviluppato un “core approach” ovvero gli elementi di primo intervento ed essenziali, e le terapie aggiuntive, da utilizzare se dopo sei settimane di lavoro non abbiamo avuto i risultati sperati.
La terapia di prima linea consiste in taping (low dye), stretching della fascia plantare ed educazione del paziente, quindi informazioni generali sulla patologia.
In particolare dovremo informare il paziente su come gestire il carico, su cosa sia stressante per il piede e cosa invece vada bene, sulla prognosi, insomma tutto quello che può aiutarlo a comprendere il proprio problema e ad avere un ruolo attivo e propositivo.
Dopo 6 settimane di questo approccio, se i risultati non fossero sufficienti, si può iniziare con le terapie aggiuntive, in primis le onde d’urto, che si sono dimostrate utili nei casi recalcitranti.
Se anche con l’EWST (onde d’urto) non si ottenessero miglioramenti concreti, il passaggio successivo è quello di consigliare dei plantari o comunque delle ortesi di supporto per il piede.
La letteratura è ancora poco chiara sui vantaggi di un tutore confezionato su misura, quindi l’indicazione è di utilizzare plantari preconfezionati, visto il minor aggravio economico, scegliendo il più adatto in base alla propria conformazione del piede.
Qualora anche questo intervento non andasse a buon fine è utile considerare della terapia infiltrativa.
Grazie alla presenza della prospettiva del paziente, si è riuscito a mettere a fuoco un problema molto comune nel trattamento della fascite plantare.
Il paziente lamenta spesso mancanza di comprensione dei meccanismi patologici, dei possibili trattamenti, delle aspettative di miglioramento, della prognosi
La scarsa o inefficace comunicazione rimane un ostacolo da superare nella nostra pratica clinica, insomma per riassumere, treat the patient not the pain!
Management of plantar heel pain: a best practice guide informed by a systematic review, expert clinical reasoning and patient values, Morrissey D, Cotchett M, Said J’Bari A, et al. Br J Sports Med Epub ahead of print: [please include Day Month Year]. doi:10.1136/ bjsports-2019-101970