Noto di frequente che la figura del Fisioterapista è generalmente poco definita nell’immaginario delle persone, fantomatico massaggiatore, mero utilizzatore della spalliera svedese, insegnante di ginnastica, insomma chi è costui? cosa fa? cosa porta? un fiorino!
Quando mi sono iscritto alla facoltà di Fisioterapia – ebbene sì, il Fisio è laureato – in effetti, non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto di concreto, sapevo che si studiava il corpo umano e che si trattava di una triennale, ed onestamente mi era sufficiente per fare un tentativo.
Passato il test di ingresso – ebbene sì, la facoltà è pure a numero chiuso – mi sono trovato immerso in materie affascianti e un lavoro pratico piuttosto ripetitivo, con un orizzonte parecchio limitato, durante i tre anni di tirocinio il mondo sembra essere popolato unicamente da protesi d’anca e pazienti post – ictus, affascinanti, ma sembra un po’ di essere in una catena di montaggio, fatta di protocolli e applicazioni routinarie.
Il mondo reale per fortuna è molto più ampio!
Le discipline in cui un Fisioterapista si può cimentare solo molteplici, dal paziente Neurologico (che non è solo il post-ictus!), al Respiratorio, Pediatrico, Ortopedico, fino alle specialità di cui effettivamente mi occupo, Neuro – muscolo – scheletrico e Sportivo.
Le differenze tra i pazienti, le tecniche e gli esercizi applicati, sono tali da poterli quasi considerare lavori differenti.
Il primo punto da chiarire è questo, infatti, un po’ nella direzione di tutte le discipline tecnico – scientifiche, non si può sapere tutto, certo la formazione di base copre tutto lo spettro e siamo in grado di fronteggiare molti disturbi anche se non rientrano nel nostro stretto quotidiano, ma indubbiamente la strada porta verso una specializzazione di settore.
Il secondo punto morde la coda al primo, l’immagine che ci viene in mente pensando ad un Fisioterapista è quella delle mani sporche di olio, o del set pesetto – elastico – pallina, nulla di male, in fondo sono le origini della professione, e talvolta può anche corrispondere alla realtà, ma le cose si sono decisamente evolute.
Da mero esecutore della prescrizione Medica infatti, la figura del Fisioterapista ha acquisito nel tempo una larga autonomia professionale – leggi maggiori responsabilità, Peter – in una visita (anche detta valutazione) Fisioterapica riceverete spiegazioni approfondite sul vostro problema, riceverete una Diagnosi, e una proposta di Trattamento, con tanto di Prognosi, parliamo ovviamente di pertinenza Fisioterapica e non medica
il Fisioterapista non si sostituisce al Medico, ma si relaziona con esso, in un rapporto di collaborazione, non di subordinazione.
Questo rende necessario mettere in atto una serie di azioni, che chiunque si sia iscritto ad una triennale probabilmente non aveva tenuto in conto – perlomeno non io – ovvero…
Studiare,
Studiare,
Studiare… devo continuare?
Il professionista in Fisioterapia ha il dovere e la necessità di proseguire il proprio percorso formativo secondo un approccio scientifico, quindi consultando la letteratura internazionale, vi assicuro che mi sento più a casa sui motori di ricerca come Pubmed che non in una stanza piena di lettini e boccette di olio!
E’ faticoso, e porta via molto, molto tempo…
Ma è anche assolutamente interessante, gratificante, imprescindibile per elevarsi dai venditori di olio di serpente, e, per condire, anche un obbligo etico e di legge!
Purtroppo ancora oggi abbiamo spesso un divario tra le terapie che vengono erogate e quello che ne pensa in merito la scienza, se masticate l’inglese e avete voglia di leggere una istruttiva polemica in stile UK vi consiglio di leggere questo articolo, ma, per riassumere, troppi colleghi non si aggiornano efficacemente e costantemente.
La Fisioterapia è una professione scientifica, la ricerca in merito è sempre più ampia e i colleghi che possono accedere ad un Phd sono sempre più numerosi, per fortuna!
Per fare un esempio concreto, lo stop dalla competizione dopo una lesione e conseguente ricostruzione chirurgica del legamento crociato anteriore è di almeno 9 mesi, fino ai 2 anni, un dato ormai estremamente chiaro e consolidato in letteratura, permettere il rientro in campo a 4 o 6 mesi significa essere ignoranti – nel senso che ignora – o compiere un atto deliberatamente anti-scientifico, non esistono altre alternative possibili.
Ma dall’altra faccia della medaglia, questa ricerca di scientificità, di protocollare si scontra con l’unicità dell’essere umano, per cui una stessa terapia non darà mai gli stessi identici risultati applicata su di un pastore abruzzese, un bracciante lucano o una casalinga di Treviso.
E la letteratura è concorde su questo!
Difatti nessun ricercatore si propone di sviluppare un protocollo fatto di 10 di questo 10 di quello – ho fatto un etto e mezzo lascio? – la ricerca scientifica orienta i nostri comportamenti, sviluppa i concetti, ma non ci indica o impone una precisa ricetta.
In inglese, per indicare la personalizzazione di un trattamento si utilizza il termine “taylored” ovvero “sartoriale” ed è nei fatti ciò che il Fisioterapista si trova a dover fare, scegliendo accuratamente parole, tecniche ed esercizi in base all’individuo che si pone davanti a lui.