Le lesioni muscolari sono un disturbo molto frequente nello sport, specialmente dove siamo soggetti a gesti molto intensi o prolungati.
Abbiamo già descritto cosa è una lesione muscolare e le migliori strategie per gestirla e riabilitarla, senza però entrare nel dettaglio di come classificarle.
È molto importante saper valutare correttamente l’entità della lesione, in modo da procedere adeguatamente con il percorso riabilitativo.
Sono state proposte varie strategie per la classificazione delle lesioni muscolari, la più recente è del 2015, dopo un meeting di esperti a Monaco.
La novità, rispetto alle precedenti classificazioni, basate solo sulla dimensione rilevata dagli esami strumentali è che viene inserita una nuova categoria, i disordini muscolari funzionali.
Si tratta di disturbi muscolari da sforzo e sovraccarico (es. DOMS, contratture) o disordini neuromuscolari (es. inibizione artrogenica, radicolopatie) che, pur non avendo alla base delle lesioni strutturali, causano un errato funzionamento, e potrebbero evolvere in lesioni strutturali.
Inoltre rappresentano la causa di oltre il 50% di assenza dallo sport, quindi sono particolarmente rilevanti, anche in termini economici.
Le lesioni strutturali vengono sottoclassificate in base alla dimensione del danno, dalla singola miofibrilla (3A) alla lesione con avulsione completa (4)
Il gold standard per la diagnosi di una lesione muscolare è la risonanza magnetica, che risulta più sensibile nell’individuare danni minori, permette di stimare più precisamente la dimensione della lesione e permette di discriminare vecchie cicatrici (di precedenti lesioni) da quelle attuali.
Tuttavia non sempre avremo a disposizione una risonanza, l’ecografia è una soluzione più economica e pratica, ma dovremo avere l’accortezza di eseguirla ad almeno 48 ore dall’evento, poiché l’edema e la zuppa infiammatoria impedirebbero una chiara visione.
Bisogna sottolineare come sia comunque necessaria una visita clinica del paziente, l’esame strumentale, per quanto preciso, potrebbe non individuare delle lesioni molto piccole, evidenti invece alla valutazione da parte del sanitario.
Il rischio di sottovalutare lesioni non visibili alla RM è quello di non intervenire a livello fisioterapico e non modificare l’allenamento, portando a lesioni maggiori a causa dell’attività sportiva stessa.
In base alla classificazione della nostra lesione muscolare decideremo il migliore iter terapeutico.
Va ricordato tuttavia che la dimensione della lesione non ha un valore prognostico molto importante, vediamo continuamente piccoli danni che guariscono con lentezza e viceversa.
Mueller- Wohlfahrt H-W, Haensel L, Mithoefer K, et al. Br J Sports Med 2013;47: 342–350.